domenica 27 dicembre 2015

Philippe Croizon

Una moglie, un figlio e uno in arrivo, un lavoro come operaio. 
Una vita tranquilla, che viene totalmente sconvolta il 5 marzo 1994, quando Philippe  Croizon (1968) sale sul tetto di casa sua per smontare l'antenna della Tv.

L'antenna tocca i cavi dell'alta tensione: la prima scossa di 20000 volt lo uccide sul colpo, la seconda lo rianima miracolosamente.

Trasportato all'ospedale, passa i successivi due mesi in coma, fino al risveglio, quando si ritrova in una camera sterile coperto di tubicini e bende e amputato dei quattro arti.

Guardando la televisione dal suo letto d'ospedale, vede una notizia su una persona che ha attraversato a nuoto la Manica: «Ho pensato: “Perchè io no?”, così nel 2009 contatta i migliori allenatori del settore e comincia a prepararsi. Non sapeva niente del nuoto, ha cominciato praticamente da zero. Si allena 35 ore a settimana, nuota 280 km ogni mese.

Il suo stile è ovviamente particolare e adattato alla sua condizione: Philippe stesso ha messo a punto delle pinne speciali che si fissano ai moncherini delle gambe e gli permettono di nuotare, mentre usa le braccia per mantenere l'equilibrio nell'acqua e non soffrire il mal di mare.

Per fare le “prove generali” Philippe sceglie un tratto di mare in Francia: il 19 agosto nuota da Noirmoutier a Pornic, attraversando un golfo sull'Oceano Atlantico. Ci mette 4 ore e 55 minuti, contro le 6 previste, nuotando controcorrente nell'ultima ora e mezza.

Il 18 settembre 2010 all'età di 42 anni, la sfida alla Manica: entra in acqua a Folkestone, in Inghilterra, poco dopo le 8. 
Arriva a Cap Gris Nez, in Francia, alle 21.30 nuotando a una media di 3km/h, quando la media per un normodotato in buon allenamento è fra i 4 e i 5km/h.

E' stato il primo uomo con un handicap così grave a superare quello che da sempre è definito “l'Everest del nuoto”.





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Pensieri


Avrei potuto decidere di lasciarmi morire. Ma ho deciso di vivere. Trovarmi così... per mesi non ho saputo cosa fare, i miei amici, i miei genitori, i miei zii venivano a trovarmi e mi dicevano “Devi vivere, devi ricominciare...” ma erano solo parole. Sono stati i miei figli a darmi la forza di dire che volevo vivere. Avevano bisogno del loro papà, che il loro papà li aiutasse nella vita. E così ho deciso di vivere

Sai, prima avevo la mia vita, il mio tran tran quotidiano, non mi sarebbe mai venuto in mente di fare quello che ora grazie all'handicap faccio. E guarda bene che dico ‘’grazie all'handicap” e non  “nonostante”

Ho voluto farlo per lasciare un segno per me, per i miei, per tutti i miei compagni handicappati che non hanno più voglia di vivere

domenica 20 dicembre 2015

Andrea Bocelli

Nato a La Sterza il 22 settembre 1958, a causa di un glaucoma congenito, la sua vista è stata debole fin dalla nascita; diventa completamente cieco a seguito di una pallonata nell'occhio.
Laureato in Giurisprudenza presso l'Università di Pisa, in gioventù cantava in varie chiese della Valdera. 

Durante il periodo dei suoi esordi, Bocelli incontrò difficoltà nell'affermarsi come cantante operistico.
Per cercare di affermare il suo nome, decise di darsi alla facile commerciabilità discografica dei produttori, presentandosi al pubblico non più come cantante lirico ma come un semplice cantante di musica leggera: dopo un primo 45 giri pubblicato nel 1982 per la piccola etichetta Lido, Amico mio/Quando, nel 1990 firma un contratto discografico con la Virgin Dischi che pubblica il suo secondo 45 giri, Il diavolo e l'angelo/Proprio tu, che però passa inosservato.
Nel 1992 Bocelli collabora con Zucchero Fornaciari, durante il periodo in cui Fornaciari stava preparando insieme a Luciano Pavarotti la registrazione del brano Miserere, inserito poi nell'omonimo album, registrando le tracce vocali del provino del brano.
Passa quindi all'etichetta Sugar, di proprietà di Caterina Caselli, la quale lo nota e si decide a lanciarlo sulla scena canora italiana di tipo melodico come cantante di musica leggera.
Nel 1994 ha vinto il Festival di Sanremo nella categoria Nuove Proposte con Il mare calmo della sera.
È tra gli artisti italiani che hanno venduto il maggior numero di dischi. Il 2 marzo 2010 il suo nome è stato inserito nella Hollywood Walk of Fame per la sua attività nel campo della musica internazionale.

Nel luglio 2011 Andrea Bocelli ha dato vita alla ABF “Andrea Bocelli Foundation”.
La Fondazione nasce per aiutare le persone in difficoltà a causa di malattie, condizioni di povertà e emarginazione sociale promuovendo e sostenendo progetti nazionali e internazionali che favoriscano il superamento di tali barriere e la piena espressione del proprio potenziale.




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Pensieri


Cerca di dare il meglio di te, di essere onesto nel giudicare te stesso e gli altri, ascolta la tua coscienza e vai avanti senza abbatterti perchè la buona volontà e lo spirito di sacrificio alla fine pagano sempre!

Tante persone vedono tutto senza in realtà vedere nulla

Lavoro e studio. Finché la vita regala scoperte ti arricchisci e resti giovane. Quando subentra la noia e le voglie se ne vanno, sei al crepuscolo. La mia esperienza di passaggio da vedente a non vedente mi ha insegnato che non è terribile ciò che sembra terribile ma spesso si rivela terribile ciò che non sembrava terribile.



É per fede nell’amore e nella giustizia che siamo chiamati a costruire un mondo migliore di quello che abbiamo trovato, chiamati a restituire al mondo ciò che di buono abbiamo avuto, affinché anche le persone più sfortunate o più deboli abbiamo la possibilità di una vita piena di opportunità e di  bellezza, e affinché chi merita possa trovare energia e occasioni vere per dare il meglio di sé

venerdì 18 dicembre 2015

domenica 13 dicembre 2015

Lou Ferrigno

E' nato a Brooklyn (U.S.A.)  il 9 novembre del 1951. Oltre ad essere stato un attore è stato un campione di culturismo.

La sua famiglia era di origine italiana. Suo padre Matthew era un tenente di polizia di New York. Ancora molto piccolo, all’età di tre anni, Lou ebbe una grave infezione all’orecchio che gli causò la quasi totale sordità. Cominciò ad allenarsi coi pesi all'età di 13 anni, imitando il culturista e attore Steve Reeves, un famoso Ercole del cinema.

Dopo aver terminato gli studi nel 1969, Ferrigno vinse i suoi primi trofei, l'IFBB, Mr.America e Mr.Universo quattro anni dopo. Nel 1974, arrivò terzo al primo tentativo di conquistare il titolo di Mr Olympia. Arrivò ancora terzo l'anno successivo, e questo suo tentativo di battere Arnold Schwarzenegger fu la trama del film-documentario "Uomo d'acciaio" del 1977. Partecipò sempre in quell'anno a: L'uomo più forte del mondo arrivando quarto su otto partecipanti. Dopo di questo lasciò il mondo della competizione culturista per molti anni.

Lou Ferrigno è stato il culturista più alto di quei tempi con i suoi 193 cm di altezza e 123 kg di peso. Benché non fosse mai riuscito a sconfiggere Schwarzenegger nel culturismo, si prese la rivincita ottenendo la parte di Hulk nella famosissima serie tv degli anni settanta. Con i suoi 188 cm, Arnold non fu ritenuto abbastanza alto.

Nei primi anni novanta, Ferrigno tornò al culturismo, gareggiando negli anni 1992 e 1993 per il titolo Mr. Olympia, finendo rispettivamente dodicesimo e decimo, allora tornò agli Olympia Masters, arrivando secondo nel 1994 preceduto da Robby Robinson. Dopo questo si ritirò definitivamente dal culturismo competitivo.

È presente un suo cameo in Hulk, film del 2003 diretto da Ang Lee, dove appare come guardiano del laboratorio universitario in cui lavora Bruce Banner e nel 2008 interpretò lo stesso ruolo nel film di Louis Leterrier L'Incredibile Hulk, in cui doppia anche il gigante di giada.




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Pensieri


Se non avessi perso l'udito, non sarei dove sono ora. Questo mi ha forzato a massimizzare il mio potenziale. Dovevo essere meglio di una persona media per avere successo.



martedì 8 dicembre 2015

Alex Zanardi

Alessandro Zanardi nasce a Bologna il 23 ottobre 1966 con la passione per i motori nel sangue, ben supportata dell'esempio paterno. Anche il genitore era ottimo pilota dilettante e grande intenditore. Alex frequenta così le corse, inizia a gareggiare sui kart e segue con passione tutti gli avvenimenti legati a questo sport. 
La sua classe indiscussa pian piano emerge, ottenendo nel tempo ottimi risultati come i 3 Campionati Italiani ed il titolo Europeo di kart: i risultati lo fanno entrare di diritto in Formula 3 dove, come miglior risultato, ottiene un secondo posto nel Campionato Europeo.

Pur senza possedere grandi possibilità economiche (il padre è idraulico e la madre una valente artigiana camiciaia), Alex Zanardi riesce ad entrare in Formula 3000 nel 1990. Eddie Jordan, grande talent scout ed opportunista, lo segue e nel 1991 lo schiera nel suo Team in Formula 1. Pur confermandosi grande combattente non ottiene però in questo periodo risultati di rilievo. Passa per tutte le cosiddette squadre di "riempimento" (Minardi, Lamborghini e Lotus), fino al 1994. In 25 Gran Premi disputati non riesce ad ottenere che un solo punto in Classifica. A Spa è protagonista di un terribile incidente che, pur senza conseguenze, lo costringe a lasciare il Team Lotus.

Nel 1995 nonostante i tanti contatti con squadre di Formula 1, nulla va a buon fine e viene avvicinato da procuratori che lo propongono a manager della Formula Kart americana. Chip Ganassi, leggenda della Serie americana lo vuole e, con un ingaggio che non si può rifiutare, lo convince a fare il passo. Si ambienta in fretta e già nel primo anno (1996) ottiene tre vittorie che lo pongono in primo piano per la vittoria dell'anno successivo: un successo che gli fa guadagnare il rispetto (con anche un pizzico di sana invidia) dei piloti americani.

Le previsioni vengono pienamente confermate e per gli anni 1997 e 1998 il pilota da battere è lui. Con autentiche imprese che fanno impazzire i tifosi Alex si impone nel Campionato in entrambi gli anni, ma il desiderio di rivalsa per una Formula 1 che non lo ha nè capito, nè giustamente valutato, lo chiama. La richiesta da parte del Team Williams per un contratto triennale non lo fa neanche riflettere, firma ed abbandona gli Stati Uniti, lasciando un grande vuoto fra gli appassionati.

La Williams, pur sempre squadra di vertice, nel 1999 realizza una vettura mal riuscita e in 16 Gran Premi, Zanardi colleziona ben 10 ritiri. All'interno del Team il suo carattere educato e gentile si scontra con l'animo burbero del Capo progettista Patrick Head che lo scarica letteralmente, incaricando il giovane Ralf Schumacher dello sviluppo della vettura. Il clima diventa impossibile e così, a fine stagione, da gran signore, Alex accetta la transazione della risoluzione del contratto dei restanti due anni. Con una bella cifra di liquidazione si ritira a Montecarlo a godersi la dolce moglie Daniela ed il piccolo Niccolò, con frequenti puntate a Castelmaggiore a trovare le adorate mamma e nonna.

Dopo un 2000 di tutto riposo, Mo Nunn, altro grande manager della Cart convince Zanardi a tornare a correre nella Serie a bordo delle Reynard Honda del team.
Sulla pista del Lausitzring (a 100 chilometri da Berlino e a 60 da Dresda) in una corsa a pochi giri dal termine, nel pomeriggio di sabato 15 settembre 2001 ha avuto luogo il terribile incidente fra Alex Zanardi e il pilota italo canadese Tagliani.
Zanardi, a undici giri dal termine, era rientrato per un rabbocco precauzionale di benzina e con foga aveva ripreso la pista, ricevendo schizzi di carburante sulla visiera. Ma nell'atto di detergerla successe che perse sfortunatamente il controllo della vettura la quale, dopo un testa e coda, rientrò lentamente ma trasversalmente sulla pista proprio mentre sulla stessa linea soppraggiungeva la vettura di Tagliani. Conseguenza di questa tragica fatalità fu un urto perfettamente perpendicolare fra le due vetture, inevitabile e violentissimo, che tagliò letteralmente in due la Reynard Honda di Zanardi, proprio all'altezza delle anche del pilota bolognese.
Subito le condizioni apparvero disperate e per limitare l'emorragia si dovette intervenire con la soluzione più drastica e radicale: l'amputazione degli arti inferiori. Se con quest'atto, dettato da "estrema ratio", si riuscì indubbiamente a salvare la vita del valoroso pilota, le condizioni di Zanardi rimasero gravissime per lungo tempo, complici altre numerose fratture e il perenne rischio di embolia.

Con l'aiuto di Gianluca Gasparini, giornalista della "Gazzetta dello Sport", Alex ha scritto "... Però, Zanardi da Castelmaggiore!" (2003), un libro che ripercorre la sua vita, la sua carriera e soprattutto il suo straordinario recupero.

Nel 2010 la sua carriera si arricchisce di una nuova esperienza, quella di conduttore televisivo: su Rai Tre conduce "E se domani", un'innovativa trasmissione di divulgazione scientifica in onda in prima serata.

Nel 2012 partecipa alle Paralimpiadi di Londra gareggiando ora sulle tre ruote dell'handbike: compie un'impresa straordinaria vincendo la medaglia d'oro e salendo sul gradino più alto del podio, per la prima volta nella sua carriera sportiva.

Il 12 ottobre 2014 compie un'altra impresa: dopo mesi di allenamento partecipa alle Hawaii alla più importante gara al mondo di triathlon "Ironman", che prevede 3,8 km da percorrere nuoto, 180 km con la handbike e 42 km (la distanza della maratona) con la carrozzina olimpica. Il solo fatto di portare a termine questa gara massacrante è per ogni partecipante un grande successo.




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Pensieri


Se uno non si crea alibi e ci prova, è più facile che le cose che vuole accadano

Non volevo dimostrare niente a nessuno, la sfida era solo con me stesso, ma se il mio esempio è servito a dare fiducia a qualcun altro, allora tanto meglio

Una delle cose che mi piace fare è la hand bike, una bicicletta che si spinge con le braccia, una disciplina molto bella, divertente, dura e che mi vede abbastanza tagliato

Spero che questi successi convincano qualche ragazzo disabile ad uscire di casa a riprendere a vivere con lo sport. La vita è sempre degna di essere vissuta e lo sport dà possibilità incredibili per migliorare il proprio quotidiano e ritrovare motivazioni

sabato 5 dicembre 2015

Cosa succede dopo la morte dei genitori di disabili non autosufficienti?

Al minuto 58:28 della puntata Siamo noi si affronta il tema della disabilità.
Cosa succede dopo la morte dei genitori di disabili non autosufficienti? Chi si prenderà cura di loro? E’ una domanda che si pongono migliaia di genitori alla quale provano a rispondere Ileana Argentin, deputato del PD e Cristina Da Empoli, vice Presidente Associazione Casaliò Onlus e Cosimo Cilli, responsabile Casa Famiglia Unitalsi “Mons. Vincenzo Frezza” e Rita Francese con la sua testimonianza



martedì 1 dicembre 2015

John Nash

E' stato uno dei matematici più importanti del Novecento ed è diventato molto noto soprattutto grazie al film del 2001 “A Beautiful Mind” – diretto da Ron Howard e interpretato da Russell Crowe – che racconta la sua vita e la sua malattia, la schizofrenia paranoide.
Nash era nato a Bluefield, in West Virginia, negli Stati Uniti, il 13 giugno del 1928 e fin da giovane aveva dimostrato di essere molto portato per la matematica. I genitori gli fecero frequentare corsi di matematica avanzata già negli ultimi anni di liceo. Quando terminò l’università, il suo professore gli scrisse una lettera di raccomandazione di una sola riga: «Quest’uomo è un genio». Nash proseguì gli studi all’università di Princeton e nel 1950 pubblicò la sua dissertazione per il dottorato in cui trattava la teoria dei giochi. Grazie a questo studio nel 1994 vinse il Premio Nobel per l’Economia.

A partire dal 1959 Nash cominciò a manifestare sintomi di schizofrenia e, quasi sempre contro la sua volontà, fu ricoverato per lunghi periodi in ospedale. Nel 1970 fu ricoverato per l’ultima volta. Uscito dall’ospedale ritornò a vivere con l’ex moglie Alicia Lopez-Harrison de Lardé, dalla quale aveva in precedente divorziato proprio a causa della malattia, nel 1963. La situazione di Nash divenne più stabile e nel 2001 si risposò con l’ex moglie. 
E' morto il 23 maggio 2015 insieme alla moglie in un incidente stradale in New Jersey, negli Stati Uniti.


Per approfondimenti 


The Official Web Site of the Nobel Prize

Schizofrenia paranoide 


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Pensieri


La matematica, il calcolo e i computer sono stati la medicina che mi ha riportato ad un'idea più razionale e logica, aiutandomi a rifiutare il pensiero e l'orientamento allucinatori. La matematica è curativa e in America viene usata nella terapia occupazionale al posto dei farmaci. Con ottimi risultati.