Una moglie, un figlio e uno in arrivo, un lavoro come operaio.
Una vita tranquilla, che viene totalmente sconvolta il 5 marzo 1994, quando Philippe Croizon (1968) sale sul tetto di casa sua per smontare l'antenna della Tv.
L'antenna tocca i cavi dell'alta tensione: la prima scossa di 20000 volt lo uccide sul colpo, la seconda lo rianima miracolosamente.
Trasportato all'ospedale, passa i successivi due mesi in coma, fino al risveglio, quando si ritrova in una camera sterile coperto di tubicini e bende e amputato dei quattro arti.
Guardando la televisione dal suo letto d'ospedale, vede una notizia su una persona che ha attraversato a nuoto la Manica: «Ho pensato: “Perchè io no?”, così nel 2009 contatta i migliori allenatori del settore e comincia a prepararsi. Non sapeva niente del nuoto, ha cominciato praticamente da zero. Si allena 35 ore a settimana, nuota 280 km ogni mese.
Il suo stile è ovviamente particolare e adattato alla sua condizione: Philippe stesso ha messo a punto delle pinne speciali che si fissano ai moncherini delle gambe e gli permettono di nuotare, mentre usa le braccia per mantenere l'equilibrio nell'acqua e non soffrire il mal di mare.
Per fare le “prove generali” Philippe sceglie un tratto di mare in Francia: il 19 agosto nuota da Noirmoutier a Pornic, attraversando un golfo sull'Oceano Atlantico. Ci mette 4 ore e 55 minuti, contro le 6 previste, nuotando controcorrente nell'ultima ora e mezza.
Il 18 settembre 2010 all'età di 42 anni, la sfida alla Manica: entra in acqua a Folkestone, in Inghilterra, poco dopo le 8.
L'antenna tocca i cavi dell'alta tensione: la prima scossa di 20000 volt lo uccide sul colpo, la seconda lo rianima miracolosamente.
Trasportato all'ospedale, passa i successivi due mesi in coma, fino al risveglio, quando si ritrova in una camera sterile coperto di tubicini e bende e amputato dei quattro arti.
Guardando la televisione dal suo letto d'ospedale, vede una notizia su una persona che ha attraversato a nuoto la Manica: «Ho pensato: “Perchè io no?”, così nel 2009 contatta i migliori allenatori del settore e comincia a prepararsi. Non sapeva niente del nuoto, ha cominciato praticamente da zero. Si allena 35 ore a settimana, nuota 280 km ogni mese.
Il suo stile è ovviamente particolare e adattato alla sua condizione: Philippe stesso ha messo a punto delle pinne speciali che si fissano ai moncherini delle gambe e gli permettono di nuotare, mentre usa le braccia per mantenere l'equilibrio nell'acqua e non soffrire il mal di mare.
Per fare le “prove generali” Philippe sceglie un tratto di mare in Francia: il 19 agosto nuota da Noirmoutier a Pornic, attraversando un golfo sull'Oceano Atlantico. Ci mette 4 ore e 55 minuti, contro le 6 previste, nuotando controcorrente nell'ultima ora e mezza.
Il 18 settembre 2010 all'età di 42 anni, la sfida alla Manica: entra in acqua a Folkestone, in Inghilterra, poco dopo le 8.
Arriva a Cap Gris Nez, in Francia, alle 21.30 nuotando a una media di 3km/h, quando la media per un normodotato in buon allenamento è fra i 4 e i 5km/h.
E' stato il primo uomo con un handicap così grave a superare quello che da sempre è definito “l'Everest del nuoto”.
E' stato il primo uomo con un handicap così grave a superare quello che da sempre è definito “l'Everest del nuoto”.
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Pensieri
Avrei potuto decidere di lasciarmi morire. Ma ho deciso di vivere. Trovarmi così... per mesi non ho saputo cosa fare, i miei amici, i miei genitori, i miei zii venivano a trovarmi e mi dicevano “Devi vivere, devi ricominciare...” ma erano solo parole. Sono stati i miei figli a darmi la forza di dire che volevo vivere. Avevano bisogno del loro papà, che il loro papà li aiutasse nella vita. E così ho deciso di vivere
Sai, prima avevo la mia vita, il mio tran tran quotidiano, non mi sarebbe mai venuto in mente di fare quello che ora grazie all'handicap faccio. E guarda bene che dico ‘’grazie all'handicap” e non “nonostante”
Ho voluto farlo per lasciare un segno per me, per i miei, per tutti i miei compagni handicappati che non hanno più voglia di vivere
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